Incontri e riflessioni

Storie di vita per la vita

Scritto da Zorzetto Debora, 4CE il 22 Marzo 2014.

Storie di vita per la vita
Si parla per lo più di sovraffollamento, di pessime condizioni di detenzione e di scarsa attenzione alla rieducazione dei carcerati, ma quello che in modo più forte è emerso dalle testimonianze raccolte il 29 gennaio di tre adulti con diversi anni di carcerazione alle spalle, è la sofferenza della perdita degli anni migliori dei figli, il rimorso di una vendetta che ha rovinato la dignità di uomo, il dispiacere di costringere la famiglia ad una realtà fatta di sotterfugi e di corse contro il tempo.
La sincerità di quelle tre persone ha fatto riflettere sull’importanza della vita e su quanto sia coraggioso affrontare centinaia di ragazzi raccontando di omicidi, di spaccio di droga e di detenzione che continua ancor oggi.
Non credo sia stato facile ricordare il loro triste e sofferto passato, riportare alla luce emozioni e sensazioni che spesso si ha paura di rievocare, concedere la propria storia per sensibilizzare i ragazzi su ciò che è bene e ciò che è male, con l’obiettivo di far capire quanto importante sia la vita. 
Paola, ex detenuta, carcerata perché complice nello spaccio di sostanze stupefacenti, aveva perso l’amore della figlia, oltre che gli anni migliori della sua crescita, ma da parecchio tempo ha voluto aderire al progetto coordinato da Ornella per dimostrare quanto basti poco per essere puniti a vita. La sua detenzione in Germania sembrava impossibile da sopportare e, convinta di trovar aiuto in Italia, ottenne il trasferimento, ma con esso fu costretta a scontare un paio d’anni in più rispetto alla sentenza giudiziaria tedesca. Raramente vedeva la famiglia e men che meno la figlia, che nel frattempo aveva deciso di rifiutarla come madre e di rimanere indifferente nei confronti della carcerazione. Il rifiuto. Una ragazza che dopo la perdita del padre e quindi della madre, si sente abbandonata, una giovane che non racconta a nessuno della detenzione perché crede sia un’arma a suo sfavore. E’ sola. Soltanto dopo un bel po’ di anni riuscirà a riconciliarsi con la mamma, raccontandole e facendosi raccontare tutta la verità.
Non servono molte altre testimonianze per capire quali emozioni possa provare un padre di famiglia che, per vendetta, uccide un uomo, con il solo scopo di ricucire una faida che si protrae da tempo. Driten sta ancora scontando la sua pena, e ogni giorno riflette sul perché delle sue azioni, chiedendosi se sia stato più dignitoso il suo irreparabile gesto o il perdono della famiglia della vittima.
Andrea cominciò a spacciare droga fin da giovane e, ad oggi, sono molte le notti che ha passato con il rimorso che una realtà simile non avrebbe dovuto passarla se solo fosse stato più coscienzioso. E’ timido, riservato e piuttosto rammaricato, si limita solo a rispondere alle nostre domande, quasi come se il ricordo del suo passato gli facesse ancora male, nonostante il trascorrere degli anni.

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