Progetti e attività

Dal dire al fare

Scritto da Giulia Agnolon, 5^As il 03 Maggio 2010.

I temi legati all’ infanzia sono parte importante del programma di quinta per il Liceo delle Scienze sociali . Relativamente a questo argomento, gli alunni studiano infatti, per una buona parte del quadrimestre, le teorie dei maggiori sociologi e psicologi.
Per i ragazzi di 5^AS l’analisi dell’infanzia non si è però fermata alla teoria, ma è andata oltre, infatti dal 22 al 26 marzo 2010 hanno svolto uno stage formativo presso due scuole di S. Stino di Livenza: la scuola materna “Jean Piaget” e la scuola elementare “Don Michele”.
Gli stagisti hanno seguito l’orario delle scuole in cui erano ospitati e hanno ricoperto i ruoli di aiuto all’insegnante durante le lezioni(correzione dei quaderni dei bambini, spiegazione di concetti…), di supporto agli alunni per le loro esigenze, ma anche di osservatori, tenendo conto delle teorie sull’infanzia studiate in classe.
Sono rimasti soddisfatti da questa esperienza, che si è rivelata molto utile e significativa per comprendere meglio gli studi compiuti sull’argomento.

Ad esempio si sono resi conto del fatto che per i bambini di prima elementare non è automatico percepire le proprietà degli oggetti, come quella del poter o no galleggiare; in un esperimento eseguito in classe, il quale consisteva nel prendere un oggetto e porlo in una bacinella piena d’acqua per verificare se galleggiasse, i bambini restavano tutti stupiti da ciò che accadeva, perché avevano ogni volta ipotizzato il contrario di quello che poi si è verificato, prova del fatto che ragionano con una logica diversa dalla nostra, e ciò non solo per quanto riguarda le proprietà della materia.
L’ esperienza significativa vissuta dagli stagisti è servita inoltre a comprendere che il gioco è davvero un bisogno fondamentale per i bambini e che essi non vanno caricati di responsabilità. Hanno capito inoltre che per i piccoli è difficile concentrarsi a scuola, perché qualsiasi scusa è buona per giocare e sono di facilissima distrazione; trovano più interessante una matita che con la loro infinita fantasia può trasformarsi nel loro eroe preferito, piuttosto che la maestra che vuole insegnare a stare composti, ad essere ordinati, a stare attenti e tutte quelle cose che per un bambino piccolo diventano presto noiose e stancanti, per quanta voglia possa avere di imparare.
Altro elemento riscontrato è stato che per i bambini una cosa che per noi sembra irrilevante, per loro può essere di grande importanza e viceversa; bisogna per questo stare molto attenti a quello che si dice e a come lo si dice, perché anche le parole hanno per loro un “peso” diverso; ad esempio un rimprovero della maestra può ferirli più di quanto si pensi, o dire a un bambino : “Cattivo!” può essere per lui una grande offesa.
Lo stage ha avvicinato gli studenti ad un’esperienza lavorativa che potrebbe essere parte del loro futuro; vivendola da fuori, da spettatori, con occhio critico, ha permesso che ciascuno si formasse le proprie opinioni positive o negative a riguardo.
L’idea diffusa è quella che i bambini riescono a dare molte soddisfazioni, a strappare sorrisi in momenti di serietà e soprattutto che gli adulti hanno tanto da imparare da loro.
La critica più comune che i ragazzi hanno sollevato è che i maestri non possiedano tutta la pazienza e la dedizione che sono invece necessarie per il lavoro che svolgono; dovrebbero essere più comprensivi nei confronti dei piccoli e rendersi consapevoli che hanno di fronte delle creature “speciali” che necessitano di tanto amore, di rispetto e non sono pronti ad assumersi responsabilità da adulti: lasciamoli spensierati finché possono!

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